mercoledì 13 novembre 2019

VILLA MARCELLA: SÌ O NO?

VILLA MARCELLA:  DELENDA O NON DELENDA?

Questo è l’interrogativo esistenziale che sta prendendo forma in questi giorni al seguito dell’ articolo uscito sul Litorale, in cui si ventila la drastica soluzione dell’ abbattimento della casa.

E a tal proposito stanno emergendo due scuole di pensiero nettamente opposte: 
chi la vuole distruggere contro chi la vuole in piedi.



Chi la vuole distrutta asserisce che, nelle condizioni in cui l’edificio versa, è come mantenere un cadavere putrefatto da anni, più dannoso che altro, ed inutile.
Chi la vuole in piedi, malgrado tutto, guarda altrove. Spiego subito.

Negli ultimi anni, un certo numero di costruzioni “storiche” sono state rase al suolo, sostituite da graziosi, ma del tutto anonimi, comprensori di villette, dunque, rimpiazzate con edilizia privata, non pubblica come invece era auspicato e sperato da chi, in fondo, non voleva la scomparsa delle magioni.




A tal proposito, giova rinfrescare la memoria sull’ argomento.
Nel 2015, al termine di una “battaglia” durata circa dieci anni, il famoso Ecomostro, il fabbricato rotondo che per quattro decenni ha dominato come un incubo plumbeo il lungomare di Lavinio, nei pressi di Tor Caldara, è finalmente sparito dal panorama della costa Laviniense, sbriciolato dalle ruspe dopo aver sostato sul luogo, precipitando di anno in anno nel degrado più assoluto.




La sua scomparsa è stata salutata in festa, specie da chi abitava davanti ad esso poiché, a causa di quella bruttura, non riusciva a vedere il mare. E in questo caso, il palazzone non era di sicuro degno di essere conservato.


Quasi contemporaneamente alla demolizione, fuori dal cancello che chiudeva la recinzione dell'area del cantiere è apparso un grosso cartello con disegnato sopra il progetto del complesso di villette che stava per essere costruito da una grossa impresa edile strettamente connessa ad un politico di Anzio.


Ma poi nulla è stato fatto. Il terreno su cui materializzare il progetto non è risultato idoneo all' edilizia. Già, perché qualcuno, per caso, si ricorda che Lavinio e dintorni sorgono su terreno vulcanico, quindi, non eccessivamente stabile? Morale della favola: la superficie su cui sorgeva l’ Ecomostro è stata ricoperta da una gettata di cemento per fermare quel che era rimasto dell' edificio, e tutto è finito lì.




Non è il caso di Villa Marcella la quale, al contrario, si erge su suolo più stabile ma, come molti hanno avuto – e hanno ancora – occasione di vedere, se passanti su Via del Tridente, è vittima del tempo spietato che l’ ha consumata fino allo scheletro di legno, riducendola all’ ombra di se stessa, colpa anche di un palese disinteresse da parte di chi avrebbe dovuto tutelarne il bene.

Se sarà abbattuta è molto facile che sia sostituita anche questa dall’ennesimo complesso di villette carine, linde, ma a fotocopia. Se sarà abbattuta, la sua demolizione costituirà l' ennesima prova dell'incapacità di gestione dei beni da parte delle istituzioni preposte all'incarico.




Una buona fetta della popolazione di Lavinio, indubbiamente quella che vive di ricordi come qualche maligno insinuerebbe, chiede da anni che possa essere ristrutturata ed impiegata per scopi  utili alla collettività.


Va in aggiunta menzionato che l'architettura di questa villa è citata in più di una rivista del settore (architettura, per l'appunto!), ergo, pur in rovina, essa rappresenta un modello di stile pressoché scomparso, dunque, da conservare se non altro come esempio di tale stile.


Poche settimane orsono,  tramite bando, la Regione Lazio ha reso disponibili ai Comuni cospicui finanziamenti finalizzati al recupero di beni immobili confiscati alla malavita. Il bando scadeva il 17 ottobre e la notizia è trapelata pochi giorni prima, ma una veloce operazione di "intelligence", unità ad un rapido tam-tam  comunicativo, ha favorito l' accaparrarsi di questa ghiotta occasione da parte degli interessati. Per fortuna.

A questo punto non ci resta che attendere e sperare, provando a confidare nella buona volontà di chi dovrebbe occuparsi di questo prezioso compito 
Amen.
P. L. 

lunedì 21 ottobre 2019

VILLA MARCELLA RITORNA


Era della banda della Magliana, oggi è motivo di disagio e pericolo per la gente
    
ABBATTERE
VILLA MARCELLA
Sembra il relitto di un disco volante, il rudere che in fondo alla via del Tridente a Lavinio ricorda i fasti di un tempo passato e l’inefficienza di quello presente. E’ una vecchia storia che la prosa  brillante di una cara amica di tante battaglie nel Comitato per Lavinio, Paola Leoncini, ha raccontato tante volte nella pagine della stampa locale.

“Fatta costruire da un architetto estroso, negli anni ' 60, con accorgimenti particolari per venire incontro ai gravi disagi di una figlia handicappata (infatti, nel retro della casa si può notare il cilindro ospitante una sorta di ascensore che serviva alla ragazza per spostarsi da un piano all'altro della casa), la villa viene poi rivenduta dallo stesso architetto, vittima di un rovescio di fortuna, e passa attraverso vari proprietari finché non è acquistata da un compratore molto abbiente il quale si rivelerà poi membro della famosa Banda della Magliana, organizzazione di delinquenti che imperversa  ed infesta Roma e provincia per tutto il decennio '70. Lavinio ricorda la villa per le feste faraoniche che avevano luogo all'interno della casa, addobbata ed illuminata meglio delle ville hollywoodiane, nel corso delle cui serate, scorreva alcool ma, soprattutto, droga, a fiumi. Durante uno di questi party, qualcuno ci lascia le penne in circostanze mai chiarite. Malore da consumo di stupefacenti, o omicidio? L'arcano non è mai stato risolto. Morale della favola: chiamata da fuori a causa del chiasso dei festanti, la Polizia fa irruzione nella villa, arresta tutti, la villa viene chiusa, sigillata, sequestrata e resa pertanto inutilizzabile ed inabitabile per 25 anni e anche di più. Ai primi anni del nuovo millennio, scaduti i tempi giudiziari, la villa è dissequestrata, ma  oltre 30 anni di silenzio, disinteresse (la costruzione è in fondo ad un vialetto non molto visibile e frequentato) e completo abbandono sono ostentati agli occhi di chi passa davanti ad essa in termini di muri scrostati e macchiati di umidità, vetri rotti, tetto spiovente non solo per capricci artistici, giungla verde costituita da piante nate spontaneamente nella piscina, non si sa se tutte originarie del luogo, così come si sa poco sulla fauna, che circola fra quelle fronde, a parte i topi e le zanzare che vi si trovano in quantità industriali. Le scale congiungenti i due piani della casa hanno un aspetto per niente rassicurante che non incoraggia di certo un'ispezione accurata anche fra i possibili coraggiosi "addetti ai lavori". E non ispirerebbe fiducia neppure al fantasma di Nosferatu. 
Insomma, un panorama deprimente che, rammentando i fasti di 40 anni prima, stringe il cuore a chi, appunto, li ricorda”

Lo stato di abbandono e di degrado in cui versa la magione è serio motivo di allarme per il vicinato. E' da citare, infatti, che l'immediato circondario della villa  è abitato: ad un lato da una simpatica signora vivente in una graziosa villetta dai muri dipinti di rosa, che cozza in maniera terribile contro il grigio squallore della casa semi-distrutta; e di fronte, da un signore nordico (lombardo), artista del marmo. Insomma il relitto della Villa Marcella sta causando da anni un disagio non più sostenibile da parte del vicinato. C’è un limite a tutto e, pur con le restrizioni imposte da un bilancio asfittico, bisogna intervenire. Se ne è parlato di nuovo nell’ambito del Comitato Per Lavinio e nelle riunioni di Uniti Per l’Ambiente e si è deciso che è l’ora di tornare alla carica con il Comune per trovare una soluzione. Certamente la villa non è tecnicamente recuperabile e quindi deve essere abbattuta per ricavarne uno spazio che il Comune potrà destinare per qualche attività socialmente apprezzabile. La soluzione del problema è stata rimandata per anni e non può essere rimandata in eterno.  Riprendendo da una richiesta dell’Associazione Città Insieme, ho segnalato, anche se in maniera del tutto informale, al Sindaco di Anzio la possibilità di attingere ai fondi regionali messi a disposizione per il recupero dei beni sequestrati alla delinquenza organizzata ( con determina n. G12058 del 13/9/2019). Verrà coinvolta l’autorità sanitaria per ribadire la situazione di pericolo e verrà formulata una richiesta formale al Comune di intervenire. Lo Abbiamo fatto per il mostro a forma rotonda sulla spiaggia vicino a Tor Caldara. Ora tocca Villa Marcella.
Sergio Franchi